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Clik here to view.Il famoso (o famigerato, dipende dai punti di vista) decreto “Salva-Italia” è in via di approvazione al Senato, ma i suoi rimaneggiamenti dopo la stesura iniziale sono noti: per quel che riguarda il mondo della casa il cambiamento più evidente rispetto alla prima presentazione del Governo Monti (ne abbiamo parlato qui) è l’inserimento di un quoziente familiare per il calcolo dell’Imu per le prime case. Imposizione più leggera, quindi, per chi possiede casa ma ha molti figli da sfamare: in alcuni casi, si arriva ad azzerare l’imposizione fiscale. Vediamo di cosa si tratta.
In aggiunta alla detrazione ordinaria di 200 euro prevista nella prima bozza di decreto per le prime case, ai contribuenti spetta un ulteriore sconto di 50 euro per ogni figlio minore di 26 anni che viva e risieda con i genitori (fino a una detrazione limite di 400 euro, per famiglie con otto figli). Proviamo ad esemplificare: una famiglia proprietaria di un immobile (prima casa) con due figli, ha diritto ad uno sconto di 300 euro sull’Imu da pagare, che si calcola applicando un’aliquota dello 0,4% alla rendita catastale dell’immobile rivalutata del 5% e quindi moltiplicata per il nuovo coefficiente di 160; di conseguenza, se l’appartamento ha un valore a catasto minore di 75mila euro sarà del tutto esente dell’imposizione fiscale.
Ovviamente, l’Imu – che è stata progettata dall’ex Governo Berlusconi come un primo strumento per attuare il federalismo fiscale – è modificabile nelle percentuali di imposizione: in breve, l’aliquota della tassazione potrà aumentare fino, al massimo, a raggiungere quella che riguarda le unità immobiliari non utilizzate come prima casa.